Ai piedi del Monte Ascensione, nella collina di fronte a Castignano, a 7 km dal capoluogo, divisa da questo dal torrente Chifente, sorge Ripaberarda, antico castello del comitato ascolano, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Non meno misterioso è il nome di Ripaberarda, che taluni studiosi attribuiscono alla somma del sostantivo “Ripa” ed uno sconosciuto “Berardo”, probabilmente un feudatario titolare del castello da cui il centro avrebbe avuto inizio. Ripaberarda è un nome che non si dimentica ma il suo “soprannome” è ancora più singolare. I suoi abitanti, e quelli dei paesi vicini, la chiamano infatti “la troia”.
Alcuni autori fanno risalire la nascita del paese ad epoche remote, addirittura al IX secolo prima di Cristo, per opera di popolazioni pelasgiche provenienti dall’area adriatica. In qualche maniera c’è un legame con la città cantata nell’Iliade da Omero, come sembra indicare la singolare toponomastica del centro storico: Piazza Priamo, Via Anchise, Via Enea, ma l’affascinante versione epica del nome del borgo antico sembra comunque tramontata in base al recente lavoro di alcuni storici che fanno derivare il nome da troie o truie (= pista per il bestiame) o più probabilmente da trivium o troio (= incrocio di tre vie).
Nel 1510 tre quarti del castello franarono a causa delle erosioni del torrente Macchia e con le case fu distrutta anche la chiesa benedettina dedicata al patrono Sant’Egidio. Ripaberarda è stata comune fino al dicembre 1865 quando, con Regio Decreto, ne fu disposta l’aggregazione a Castignano di cui ancora oggi è l’unica frazione. Nel paese è ancora visibile la porta castellana ed i resti delle mura fortificate e può facilmente immaginarsi l’impianto urbano del Castello che, per la sua struttura, ha tutte le caratteristiche di una rocca inaccessibile a difesa dei confini.
Ripaberarda è comunque conosciuta per lo splendido campanile cinquecentesco, e per il caratteristico paesaggio che la circonda: i calanchi
Gonfalone del Castello di Ripaberarda Drappo: di nero con bordatura d’oro.Iscrizione: “RIPA BERARDA CASTELLO” in caratteri gotici d’oro.
Arma: di azzurro al santo con tonaca monacale di nero, crocifisso d’oro e cordone stringente in vita, nimbato e mitrato d’oro e accostato sulla destra dal pastorale dello stesso; il tutto dentro uno scudo ovale circoscritto da tralci di vite con pampini e grappoli di uva matura al naturale.
Lo stemma è omologato per le rievocazioni storiche in costume.
Ad ogni modo, questa realizzazione dello stendardo castellano non va intesa come operazione campanilistica o aneliito d’indipendenza dal capoluogo comunale, ma come reintegrazione e tesaurizzazione della propria memoria araldica.